La Galleria

Il gusto dell’arte!

La Galleria apre al pubblico durante i giorni e gli orari di apertura del Ristorante.
Da giugno a settembre l’apertura è anticipata alle 18:30 dando la possibilità ai clienti di visitare la mostra e dopo poter usufruire degli spazi esterni del ristorante e concedersi una piccola pausa con l’Aperitivo di Contrada.

Giuseppe Civilini

1927/1998

Giuseppe Civilini, conosciuto in paese come Nicola “iu pittore”, poiché quello del pittore edile fu il mestiere che svolse per tutta la vita, nasce a Subiaco il 30 agosto 1927 da umili genitori, primo di tre figli. L’infanzia è quella di un ragazzo di paese, che cerca di trovare la sua strada tra passioni e doveri.
Fin dall’adolescenza un fil rouge lo lega alla figura di Benedetto Tozzi, pittore sublacense, vicino al gruppo degli artisti della Scuola Romana. Il giovane Nicola frequenta assiduamente il suo studio e si dedica alla preparazione della tavolozza, una tavolozza brulicante di colori, allestita secondo le richieste dell’artista, alla maniera degli antichi pittori.
Arriva la seconda guerra mondiale, Subiaco viene devastata dai bombardamenti, il terrore e gli orrori rompono la quieta vita del piccolo centro.
Gli artisti, tra cui quelli del cenacolo di Anticoli Corrado, di cui Tozzi era attivo frequentatore, si disperdono.
Come tanti, mio nonno è chiamato alle armi, ha 24 anni. Tornato a casa, riprende la sua attività di pittore edile e nel 1955 si sposa. Ha tre figli, il secondogenito è mio padre Umberto. Negli stessi anni presta la sua opera come factotum presso l’Abbazia di Subiaco dove entrerà in contatto con opere di notevole bellezza artistica, importantissime per la sua formazione da autodidatta.
Il fil rouge con Benedetto Tozzi, dolorosamente interrotto dalla guerra, si riannoda negli anni Sessanta: tornano gli incontri tra i due, un uomo assetato di scoprire i trucchi del mestiere e un grande artista sublacense del Novecento in decadenza. Nicola, non ancora convinto dei suoi mezzi, si cimenta con copie di opere dello stesso Tozzi o di Antonio Mecci, pittore sublacense emergente in quegli anni, per poi dedicarsi finalmente alla sua produzione artistica.
Tormentato da una terribile cifosi, sospende per anni la pittura. La riprende con rinnovata alacrità negli ultimi anni della sua vita creando numerose opere che sono ancora oggi di proprietà della famiglia.
Si spegne l’8 luglio 1998.
Io avevo 10 anni: ricordo ancora il suo profumo, il profumo dei colori ad olio.

È grazie alla passione di mio nonno per la pittura, alla sua costante ricerca della bellezza, alla sua ammirazione per i pittori sublacensi e soprattutto al grande sostegno della mia famiglia nel sostenerlo in quest’ambito, che io sono cresciuta con alcuni valori: quello della divulgazione artistica e quello della valorizzazione dei beni storico-artistici.

Questo è il motivo che mi ha spinto ad omaggiare la figura di mio nonno con una mostra personale.

Ho cercato di racchiudere nello spazio espositivo di Contrada Rapello il suo percorso artistico, concentrandomi sulle prime tele di chiara ed evidente ispirazione alle opere di artisti sublacensi, fino alle ultime che rappresentano un’ormai piena individualità.

Clarissa Civilini

Claudio Bonuglia

since 1963

Claudio Bonuglia nasce a Roma nel 1961. Dopo il diploma di liceo artistico, si diploma in pittura all’Accademia di Belle Arti di Roma e alterna la passione per la pittura all’attività di decoratore. Da circa 35 anni esegue lavori di decorazione e trompe l’oeil sia in Italia che all’estero: Londra, New York, Lugano, Montecarlo.

“Mi piace pensare all’opera come un Codice, che ognuno di noi può decifrare e interpretare come meglio crede”
Bonuglia descrive con queste parole quanto potremo ammirare a partire da venerdì 28 giugno 2024.
La mostra si presenta infatti, con una serie di grafiche pittoriche che si compongono e scompongono in una sequela di forme geometriche poetiche e liriche che ognuno di noi può sentirsi libero di decifrare come vuole, cercando la combinazione di accordi, intesi come quei suoni simultanei che producono una sensazione, un’impressione piacevole all’occhio, all’orecchio, ma in primo luogo all’animo.
Clarissa Civilini

Marco Roni

Marco nasce a Seravezza nel 1944, nel cuore della Toscana. Invitato ad intraprendere studi di ragioneria finalizzati all’inserimento in azienda di famiglia, ha coltivato da sempre assieme al padre Trento (scultore di fama, nato e vissuto a Pietrasanta) la passione per la pittura. Amore che lo lega anche a sua moglie Maria Teresa Mancini, pittrice anch’ella. Diventato amministratore dell’impresa di famiglia non ha avuto molto tempo per dedicarsi alla pittura benché coinvolto dai progetti della moglie. Riprende nel tempo libero con facilità la sua vecchia passione esponendo in diverse collettive organizzate dal dott. Molteni in gallerie Romane in Trastevere poi successivamente espone i suoi lavori con una importante mostra unitamente a sua moglie presso la galleria studio DR di Giorgio di Roberto in via Brunetti a Roma, dopo l’interruzione dovuta al Covid ha maturato l’idea di esporre lavori degli ultimi anni presso la Galleria di Contrada Rapello, poiché parte della sua vita ormai da molti anni la vive ad Affile, (paese natale della moglie) paese di cui è innamorato.

La mostra presenta una selezione di 20 opere in tecnica ad acquerello di medio formato, frutto di una lunga ricerca e passione per l’arte che attraversa le generazioni.

Ogni dipinto racconta un luogo speciale per l’artista, una terra o un panorama che ha segnato la sua visione del mondo.

Si apre con un omaggio significativo: un’opera realizzata da Trento Roni (scultore di fama e padre di Marco) simbolo di passaggio della tradizione e della passione artistica, celebra la memoria e l’inizio di un cammino creativo di tutta la famiglia. Marco inizierà a dipingere, seguendo i passi del padre e si avvicinerà non a caso a sua moglie Maria Teresa, anch’ella pittrice.

Si conclude con un’ultima tela di Gianclaudio Roni, figlio della coppia e anche lui pittore; l’opera dunque, diventa una riflessione sull’eredità ricevuta e si presenta come monito di come una tradizione possa vivere e trasformarsi mantenendo pur sempre la stessa passione e l’attenzione alla bellezza.

Ogni pennellata trasporta lo spettatore in un viaggio dove la delicatezza della tecnica pittorica si fonde con la memoria, creando un legame intimo, tra l’artista e i luoghi rappresentati. Un viaggio che, attraverso la fluidità e l’emozione degli acquerelli, racconta storie di luoghi, di persone e di legami che vanno oltre l’immaginazione.

Clarissa Civilini